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Auto, a Detroit 50 novità per sfidare la crisi

dal nostro inviato Andrea Malan

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Qui a Detroit fa freddo, anche più freddo del solito, meno dieci gradi, più dieci centimetri di neve: è come se il tempo si fosse adeguato alla stagione che la città sta vivendo per la crisi dell'automobile. Il Salone dell'Auto più importante d'America (almeno per ora) si apre oggi a Detroit con la prima delle giornate dedicate alla stampa; l'apertura al pubblico è a partire da sabato 17 gennaio. Il Salone arriva alla fine di un anno disastroso per l'industria dell'auto, il peggiore per le vendite di auto dai tempi delle crisi petrolifere degli anni 70; e arriva pochi giorni dopo che l'Amministrazione Bush è stata costretta a salvare due dei costruttori locali - General Motors e Chrysler - con un prestito d'emergenza.

Le novità del Salone passeranno quindi inevitabilmente in secondo piano rispetto ai timori sul destino stesso della produzione di auto in America, visto che anche il terzo gruppo americano, la Ford, non se la passa molto meglio. Se il 2008 ha visto un crollo delle vendite da 16,1 a 13,2 milioni di unità, le previsioni per il 2009 non sono migliori: l'unico è dubbio è di quanto caleranno ancora le vendite, che negli ultimi due mesi del 2008 hanno viaggiato a ritmi annui tra i 10 e gli 11 milioni. In queste condizioni, saranno in grado le case americane di resistere senza dover chiedere altri fondi al contribuente? Dal punto di vista finanziario, gli aiuti ricevuti da Gm e Chrysler devono permettere loro di arrivare a fine marzo con un piano di ristrutturazione che le renda competitive, questa almeno era l'intenzione dei politici; ma non è escluso che una delle due o entrambe abbiano bisogno di nuovi fondi quando Barack Obama si sarà insediato alla Casa Bianca.
Due giorni fa un allarme è arrivato da Charles Millard, responsabile uscente del Fondo pubblico americano di garanzia delle pensioni: "Se dovessero fallire i tre big dell'auto - ha detto - si aprirebbe un buco da 41 miliardi di dollari nelle nostre casse". è per questo che, ha scritto un commentatore di un quotidiano locale, saranno i politici di Washington il vero convitato di pietra di questa edizione del Salone. Sarà per loro che le case americane presenteranno i nuovi modelli: per dimostrare di poter essere competitivi nel medio-lungo periodo con prodotti che piacciano ai consumatori e che siano adatti ai tempi.

Già, ma quali sono i prodotti adatti ai tempi? Sei mesi fa, con il petrolio a 150 dollari il barile, sembrava che i gradi SUV fossero destinati a una precoce estinzione, confermata dai dati di vendita del secondo semestre. Ma adesso che la benzina qui è ridiscesa da quattro dollari al gallone a meno di due, siamo sicuri che gli americani non torneranno al vecchio amore per i mastodonti della strada? Per ora la vetrina di Detroit ospita solo vetture "politicamente corrette": dalle berline Ford, ibride e non, che consumano meno delle rivali giapponesi, ai prototipi elettrici della Chrysler. E anche nelle conferenze stampa e nei discorsi di questi giorni, i manager di Detroit porranno l'accento sulla loro capacità di sviluppare prodotti innovativi.

Vediamo la situazione di ciascuno dei tre big (tenendo conto che i risultati finanziari 2008 verranno presentati solo dopo la chiusura del Salone).

Chrysler.
La più piccola delle tre aziende di Detroit è anche quella che rischia di più. Ha visto le vendite crollare del 50% a dicembre e del 30% (?) sull'arco dei 12 mesi, non ha una presenza estera in grado di ammortizzare il declino negli Usa e non ha attività significative da vendere per far cassa: perfino l'enorme edificio del quartier generale di Auburn Hills, il secondo d'America per dimensioni dopo il Pentagono, è stato ceduto direttamente dalla Daimler a Cerberus, che lo ha acquistato separatamente dalla quota dell'80% con cui controlla Chrysler. Dopo il breve negoziato per una possibile fusione con Gm - interrotto perché un matrimonio sarebbe stato troppo costoso da finanziare - Chrysler ha disperatamente bisogno di intese con altri costruttori per rimpolpare la gamma, soprattutto nei segmenti più economici. Un duro colpo da questo punto di vista è arrivato con il fallimento delle trattative con la cinese Chery, che avrebbe dovuto produrre in Cina vetture del segmento B (quello della Punto) da vendere sia in Europa che negli Usa. E i prototipi di auto elettriche presentati qui al Salone sembrano più un tentativo di rifarsi un'immagine che non una seria proposta competitiva.

Ford.
La casa dell'ovale blu non ha chiesto fondi al Governo, almeno per ora, ed è quella che a dicembre ha resistito relativamente meglio alla crisi, grazie anche a un'aggressiva campagna di incentivi. La rinnovata gamma dei pickup Serie F è rimasta anche nel 2008 il veicolo più venduto negli Usa. Qui la Ford presenta la nuova versione dell'ibrida Fusion e l'ammiraglia Taurus, due auto che - afferma - consumano meno delle concorrenti della Toyota.

General Motors.
Come già nei due anni precedenti, anche quest'anno il maggiore dei costruttori Usa scommette sull'ecologia. L'etanolo, che l'anno scorso era la parola d'ordine più diffusa, quest'anno è completamente sparito - vuoi per il cambio di amministrazione a Washington, vuoi per la crescente conscienza dei pericoli per le produzioni alimentari di una diffusione delle colture di mais per produrre etanolo. Torna invece alla ribalta l'auto elettrica: il progetto Volt, presentato due anni fa, è ora diventato un prototipo funzionante. Quanto ai veicoli che rappresentano una fetta più consistente del fatturato, Gm punta qui su una piccola che fa oltre 50 miglia per gallone, su un minivan Chevrolet e una sportiva Cadillac.

  CONTINUA ...»

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